Legge di Bilancio, Tria apre a taglio dell’Irpef

Intervenuto alla Summer School di Confartigianato, il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è detto favorevole all’ipotesi di partire con un taglio dell’Irpef, purché graduale. “Occorre trovare gli spazi per una partenza di un primo accorpamento e una prima riduzione delle aliquote sui redditi familiari in modo “graduale” e nel “rispetto dei vincoli di bilancio”, sottolinea il titolare di via XX Settembre.

Sulla flat tax, sostenuta con forza dalla Lega, spiega che “va finanziata con le tax expenditures, ma è un processo molto complesso e richiede tempo”. A ogni modo l’obiettivo è di ridurre le tasse “indipendente dalla flat tax” e la semplificazione a “due aliquote è un modo per rendere più efficace il sistema”.

Quanto alla misura-bandiera di M5S, il reddito di cittadinanza, il ministro osserva che “il problema è come lo si disegna”. Bisogna infatti “disegnarlo in modo che abbia effetti positivi, il reddito di cittadinanza aiuta la crescita se è disegnato bene, bisogna strutturarlo in modo da non creare disincentivi”, insiste. Inoltre bisogna “valutare qual è il costo addizionale”.

Quella del costo addizionale non è una novità per Tria, che già la scorsa settimana ha avuto modo di spiegare a Di Maio e Salvini come sarebbe inutile sforare il 3% dei vincoli europei, e quindi avere più soldi a disposizione, se poi il costo addizionale dell’aumento dello spread annulla l’effetto costringendoci a pagare più caro il finanziamento sui mercati.

In base alle ipotesi allo studio dei tecnici in vista della Legge di bilancio di metà ottobre, sul fronte della flat tax si ragiona a due aliquote per chi fattura fino a 100 mila euro, al 15% fino a 65 mila e al 20% per il resto. Sul versante Irpef, si ragiona ad una possibile limatura dal 23% al 22%. Tra le opzioni, anche uno sgravio Ires dal 24% al 15% per gli utili reinvestiti dalle società di capitali. Ipotesi questa, indicata oggi a Confartigianato dal vice ministro dell’Economia Massimo Garavaglia. “La nostra proposta – spiega – è mantenere al 24% tutto quello che tiri fuori e al 15% strutturale quello che tieni dentro l’azienda” dunque investimenti “per acquisti di macchinari, assunzioni e per favorire la capitalizzazione”.

Sul lato pensioni a livello tecnico si lavora sui ritocchi alla Fornero e sull’intervento sulle minime, redistribuendo le eventuali risorse reperite da un possibile taglio degli assegni sopra i 4mila euro non giustificati da versamenti contributivi. Ma ogni voce del menù sarà poi sottoposta ad una scelta politica. Quanto alla pace fiscale, il fronte leghista punta ad un intervento ampio sulla falsariga del tombale del 2002, possibilmente con tre aliquote per chiudere i contenziosi. In manovra anche una riedizione del piano industria 4.0, che dovrebbe estendere gli incentivi all’innovazione alle piccole e medie imprese. Molto probabile anche una conferma anche le decontribuzioni piene per le assunzioni stabili al Sud introdotte dai precedenti governi, una misura finanziata con fondi Ue e dunque non onerosa per le casse pubbliche.

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